Arrivano i Canadesi, Commissaire. Dura questa sfida, ebbene sì.
Pare che finalmente non siamo in emergenza. E che possiamo schierare un pulitissimo 4 - 4 - 2. E torna Bonera, che fa così il suo esordio al Fitzpatrick.
Speriamo bene, Commissaire. Le partite ci sono sfavorevolissime con questo Milan che va a Lazio.
Brutti ricordi, vero, Muslera? Cazzo.
1 CARRIZO
---------------------------
5 STOVINI
6 BELLINI
13 SENDEROS
23 BONERA
---------------------------
7 PIZARRO
15 VALDES
21 AMOROSO
22 KAKA' (C)
---------------------------
11 IBRAHIMOVIC
20 IZCO
a disposizione:
25 MUSLERA
---------------------------
13 SENDEROS
3 ARONICA
---------------------------
8 LEDESMA P.
14 ROSSI M.
---------------------------
9 CRESPO
19 SANCHEZ
Forza Rapid, Bernie è con te!
Saturday, January 31, 2009
Friday, January 30, 2009
TIFOSI CELEBRI - Seconda Puntata
Il nostro secondo Tifoso Celebre non c'è più.
Ma resta un tifoso celebre.
Oggi dedichiamo la rubrica a MANILO SCOPIGNO, allenatore campione d'Italia col Cagliari nel 1970 e considerato il "filosofo del calcio". Lo Yogi Berra italiano.
Tratto da: www.storiedicalcio.altervista.org, www.wikipedia.it, www.gazzetta.it.
Con la sua aria da grande dissacratore, la sua passione per il whisky e il viscerale anticonformismo, Scopigno ha attraversato il calcio italiano come un visitatore alieno, combattendone con nonchalance i luoghi comuni più efferati. E riuscendo a passare alla storia per aver abbattuto quello più resistente, cioè la supremazia dei grandi club metropolitani - Juventus, Inter e Milan - nel più lontano avamposto della provincia del pallone, la Sardegna.
Lo chiamavano "il filosofo" e nessuno ricordava più l'origine di quel nomignolo: perché gli bastava farsi scivolare addosso un'intervista per passare per un cerebrale dissacratore, un cultore amabile del paradosso. Ne aveva per tutti, sibilando sentenze col suo filo di voce, lasciandola filtrare come il filo di fumo della sua immancabile sigaretta.
Ma al di là delle battute, c'era la sostanza di un allenatore capace di precorrere i tempi.
Si vantava di aver fatto la rivoluzione abolendo i ritiri e responsabilizzando i giocatori.
A Cagliari, per vincere, spostò gli allenamenti al pomeriggio e assecondò il clima riducendo la fatica infrasettimanale al minimo indispensabile.
E aveva dialogo coi giocatori, con quel filo di voce che poteva diventare tagliente cazziatone ma il più delle volte si compiaceva di fare strage degli errori con una semplice battuta. Ebbe Riva, e vinse.
Quando non lo ebbe più, per via della gamba immolata alla Nazionale, smise di vincere, ma il suo Cagliari per anni fece paura alle grandi, perché era squadra nel vero senso del termine, costruita attorno a concetti moderni, ancorché mai strombazzati per via di quel carattere alieno dalla facile pubblicità.
I giocatori universali, un suo pallino ante litteram, insomma, prima che l'Olanda anni Settanta contagiasse tutti.
E le punte in movimento, i tourbillon avanzati, il centravanti fallito Nené scoperto sensazionale creatore di gioco.
Filosofo, in qualche modo, era stato davvero, sia pure in sedicesimo. Manlio Scopigno era friulano, di Paularo in provincia di Udine, ed era nato calciatore, in un'epoca che non garantiva certezze di sorta.
Così giocava e studiava, appunto filosofia. Aveva cominciato nel Rieti, dove viveva la famiglia, Serie C e poi B. Dopo tre stagioni era passato alla Salernitana tra i cadetti e infine al Napoli, il gran salto in A, a ventitré anni. Fino a un brutto pomeriggio del campionato 1951-52, Napoli-Como, un 7-1 che fece epoca.
In quella partita Scopigno segnò la penultima rete del Napoli, poi un movimento falso gli costò un terribile incidente a un ginocchio. La diagnosi, per l'epoca, era quasi senza speranza: rottura dei legamenti.
Due anni di viavai tra il campo di allenamento e la clinica, poi la decisione di lasciare il calcio.
Così la ricordava lui, con l'aria disincantata della maturità: «Io non ero quel che si dice una tempra di combattente. L'incidente mi capitò a 26 anni, nel pieno della carriera, e siccome la parte vitale per un calciatore sono le gambe, il mio morale affondò nel vicino Golfo.
Ero distrutto, tant'è che non frequentai più neppure la facoltà. Ero iscritto a Filosofia, all'Università di Roma, fin dai tempi in cui giocavo nel Rieti. Andai alla deriva. Niente calcio e niente studi per due lunghi anni. Con il calcio ben presto fui stufo di lottare. Tra l'altro, già da sani costituisce un sacrificio affrontare le rinunce quotidiane. Se uno è onesto, deve dimenticare di avere un suo cervello, condizionando tutto al volere della società e dell'allenatore. Figuriamoci se appena appena uno non è fisicamente a posto.
Ed io, con quel maledetto incidente, ero irrimediabilmente finito. A quel punto mi posi questa alternativa: mi laureo o faccio l'allenatore? Alla laurea pensavo come all'ultima risorsa, perché uno quando perde il ritmo dello studio è difficile possa riacquisirlo. A meno che non rinunci a tutto il resto.
Dopo due anni di alti e bassi la mia gamba era guarita. Tornai a Rieti e mi accordai con i dirigenti della società locale per fare l'allenatore-giocatore».
Pochi anni di tirocinio, poi, a Vicenza, la grande occasione. Come tecnico in seconda prese lezioni da Lerici, uno specialista della provincia e quando nel gennaio 1962 lo stesso Lerici volò via a cavalcioni di un siluro.
Scopigno si giocò alla grande la carta della salvezza. Assicurò ai biancorossi quattro stagioni di vita tranquilla, con la sua apparente pigrizia e la vista lunga dalla panchina («Molte partite del Vicenza le ha vinte lui con intuizioni geniali» ricordava Sergio Campana, giocatore alle sue dipendenze).
A Bologna ebbe meno fortuna, per il maledetto vizio di ignorare le convenienze sociali e la diplomazia e soprattutto certe amicizie politiche della dirigenza. Una notte, un fattorino del presidente Goldoni gli recapitò un biglietto di licenziamento.
Lui lesse e, senza muovere un sopracciglio, sussurrò il suo commento: «Ci sono due errori di sintassi e un congiuntivo sbagliato».
Qualche anno dopo, al cronista che gli chiedeva se sarebbe tornato a Bologna, rispondeva: «Sì, con un aereo da bombardamento». Di lì a poco, lo chia-mava il Cagliari, per il prologo della grande avventura.
Già, il prologo, perché il romanzo ebbe una trama singolare.
Dunque, anno di grazia 1966, Scopigno arriva a Cagliari, dove ci sono il giovane Riva e una Serie A conquistata da appena due anni da difendere con le unghie e coi denti. Macché semplice salvezza, il nuovo arrivato studia l'ambiente, studia Riva, ne asseconda la riottosità agli allenamenti mattutini (il grande Gigi dormiva come un ghiro prima dell'ora di pranzo) e costruisce una super squadra.
Sposta Riva centravanti puro, accentrandone i compiti, e porta la squadra a insidiare le grandi. Purtroppo, il grande Gigi immola una prima gamba alla patria, contro il Portogallo, e il Cagliari chiude al sesto posto. Ci sono malumori in seno alla società, qualche dirigente mandato cordialmente a quel paese se l'è legata al dito e aspetta solo il momento.
Che arriva in giugno, il Cagliari negli Stati Uniti in tournée, qualche screzio per i premi partita e un ricevimento dal console italiano a Chicago. Scopigno beve un whisky di troppo e quando chiede del bagno, gli indicano scherzosamente un cespuglio in giardino: detto e fatto, il tecnico viene immortalato mentre fa pipì en plen air.
La cosa fa un discreto rumore e quando torna in patria, Manlio Scopigno riceve il Seminatore d'oro come miglior allenatore di A e dal Cagliari la lettera di licenziamento.
Non resta proprio disoccupato, però. Il presidente dell'Inter, Angelo Moratti lo prega di restare a disposizione per via di certe bizze di Herrera e gli passa un regolare stipendio per tutta la stagione.
Infine, da Cagliari, dopo averne avvertito forte la mancanza soprattutto quanto a punti in classifica, lo richiamano. Torna tra i suoi ragazzi in rossoblu e riannoda immediatamente il filo del successo. Conquista un clamoroso secondo posto e poi lo scudetto nel 1970, con la squadra di Albertosi e Nené, Crearti e Riva. E Niccolai, lo stopper celebre per le autoreti, su cui poche settimane dopo, nel corso dei Mondiali in Messico, se ne uscirà con una delle sue battute classiche: «Tutto mi sarei aspettato dalla vita, tranne vedere Niccolai in mondovisione!».
L'impresa è di quelle epiche. Mette in fila gli squadroni grazie a una squadra mobile, compatta, sempre fresca nonostante il clima. E vince lo scudetto da... dietro una recinzione. Proprio così.
Il 24 dicembre 1969 il giudice sportivo lo squalifica per cinque mesi per aver rivolto alcuni apprezzamenti particolarmente icastici a un guardalinee nella partita col Palermo di nove giorni prima. Un bel regalo di Natale. Scopigno parla di un banale malinteso, ma il Cagliari non ha santi in paradiso e la squalifica viene scontata per intero. Persino la festa dello scudetto, il 12 aprile 2 -2 con la Juventus ("La Juve è a un punto? Beh se il regolamento non cambia lo scudetto lo vinciamo noi."), se la gusta in mezzo al pubblico e non dalla panchina. E anche in quell'occasione due battute celebri. In occasione dell'autorete di Niccolai pare dica: "Bel Gol". E alla fine, quando Cera gli chiedono quanto manca, lui fumando fa: "A cosa?". La sera stessa alla Domenica Sportiva alla domanda "chi è veramente Scopigno", risponde pacato "uno che in queto momento ha sonno".
Purtroppo, un nuovo infortunio di Riva gli toglierà un secondo scudetto e la possibilità di giocarsi fino in fondo la chance in Coppa dei Campioni. Quando se ne va da Cagliari, il meglio della carriera se ne è andato e lui non è tipo da inseguire gli ingaggi.
Lo chiama la Roma per la stagione 1973/74, ma l'avventura si conclude ben presto: quattro sconfitte, interrotte solo dalla vittoria contro il Verona, e appena quattro punti nelle prime sei giornate.
Anzalone lo esonera, lui come al solito nonfa una piega.
La breve avventura romanista è da ricordare fu il primo a fare fiducia al diciottenne Agostino di Bartolomei che fece esordire contro il Bologna
Infine torna a Vicenza: non evita la retrocessione e nella seconda stagione una strana malattia lo costringe a letto per alcuni mesi. Quando ritorna, è bruciato. Nessuno lo chiama più.
Scriverà commenti intrisi di veleno e malinconia, fino al settembre del '93, quando il secondo infarto nel giro di poche settimane se lo porterà via, nell'ospedale di Rieti, la cittadina di famiglia.
Qualche esempio dello humor del tecnico del Cagliari Scopigno. A tarda sera il tecnico sorprese alcuni giocatori del Cagliari che alla vigilia di una partita di Coppa Italia giocavano a carte e fumavano. Scopigno entrò nella stanza e disse: "Do’ fastidio se fumo?". Dopo mezzora tutti a letto e l’indomani vittoria per 3-0. Al presidente Rocca che gli comunicava l’esonero a telefono: "Faccia presto, ho la minestra in tavola, non vorrei che si raffreddasse". A Martiradonna: "Con un cognome così non giocherai mai in Nazionale, se ti chiamassi Martin, saresti titolare fisso". "Vincere uno scudetto a Cagliari equivale vincerne 5 a Milano o Torino. Me lo ha detto Domenghini che a Milano c’è stato e ce lo ripeteva sempre per far capire che lui era uno importante". A Boninsegna che si era presentato in smoking all’allenamento del martedì mattina a Cagliari, reduce dal canervale di Venezia: "Almeno i coriandoli dalla testa potevi toglierli".
"Nel calcio il più pulito di tutti è il pallone. Quando non piove."
Ma resta un tifoso celebre.
Oggi dedichiamo la rubrica a MANILO SCOPIGNO, allenatore campione d'Italia col Cagliari nel 1970 e considerato il "filosofo del calcio". Lo Yogi Berra italiano.
Tratto da: www.storiedicalcio.altervista.org, www.wikipedia.it, www.gazzetta.it.
Con la sua aria da grande dissacratore, la sua passione per il whisky e il viscerale anticonformismo, Scopigno ha attraversato il calcio italiano come un visitatore alieno, combattendone con nonchalance i luoghi comuni più efferati. E riuscendo a passare alla storia per aver abbattuto quello più resistente, cioè la supremazia dei grandi club metropolitani - Juventus, Inter e Milan - nel più lontano avamposto della provincia del pallone, la Sardegna.
Lo chiamavano "il filosofo" e nessuno ricordava più l'origine di quel nomignolo: perché gli bastava farsi scivolare addosso un'intervista per passare per un cerebrale dissacratore, un cultore amabile del paradosso. Ne aveva per tutti, sibilando sentenze col suo filo di voce, lasciandola filtrare come il filo di fumo della sua immancabile sigaretta.
Ma al di là delle battute, c'era la sostanza di un allenatore capace di precorrere i tempi.
Si vantava di aver fatto la rivoluzione abolendo i ritiri e responsabilizzando i giocatori.
A Cagliari, per vincere, spostò gli allenamenti al pomeriggio e assecondò il clima riducendo la fatica infrasettimanale al minimo indispensabile.
E aveva dialogo coi giocatori, con quel filo di voce che poteva diventare tagliente cazziatone ma il più delle volte si compiaceva di fare strage degli errori con una semplice battuta. Ebbe Riva, e vinse.
Quando non lo ebbe più, per via della gamba immolata alla Nazionale, smise di vincere, ma il suo Cagliari per anni fece paura alle grandi, perché era squadra nel vero senso del termine, costruita attorno a concetti moderni, ancorché mai strombazzati per via di quel carattere alieno dalla facile pubblicità.
I giocatori universali, un suo pallino ante litteram, insomma, prima che l'Olanda anni Settanta contagiasse tutti.
E le punte in movimento, i tourbillon avanzati, il centravanti fallito Nené scoperto sensazionale creatore di gioco.
Filosofo, in qualche modo, era stato davvero, sia pure in sedicesimo. Manlio Scopigno era friulano, di Paularo in provincia di Udine, ed era nato calciatore, in un'epoca che non garantiva certezze di sorta.
Così giocava e studiava, appunto filosofia. Aveva cominciato nel Rieti, dove viveva la famiglia, Serie C e poi B. Dopo tre stagioni era passato alla Salernitana tra i cadetti e infine al Napoli, il gran salto in A, a ventitré anni. Fino a un brutto pomeriggio del campionato 1951-52, Napoli-Como, un 7-1 che fece epoca.
In quella partita Scopigno segnò la penultima rete del Napoli, poi un movimento falso gli costò un terribile incidente a un ginocchio. La diagnosi, per l'epoca, era quasi senza speranza: rottura dei legamenti.
Due anni di viavai tra il campo di allenamento e la clinica, poi la decisione di lasciare il calcio.
Così la ricordava lui, con l'aria disincantata della maturità: «Io non ero quel che si dice una tempra di combattente. L'incidente mi capitò a 26 anni, nel pieno della carriera, e siccome la parte vitale per un calciatore sono le gambe, il mio morale affondò nel vicino Golfo.
Ero distrutto, tant'è che non frequentai più neppure la facoltà. Ero iscritto a Filosofia, all'Università di Roma, fin dai tempi in cui giocavo nel Rieti. Andai alla deriva. Niente calcio e niente studi per due lunghi anni. Con il calcio ben presto fui stufo di lottare. Tra l'altro, già da sani costituisce un sacrificio affrontare le rinunce quotidiane. Se uno è onesto, deve dimenticare di avere un suo cervello, condizionando tutto al volere della società e dell'allenatore. Figuriamoci se appena appena uno non è fisicamente a posto.
Ed io, con quel maledetto incidente, ero irrimediabilmente finito. A quel punto mi posi questa alternativa: mi laureo o faccio l'allenatore? Alla laurea pensavo come all'ultima risorsa, perché uno quando perde il ritmo dello studio è difficile possa riacquisirlo. A meno che non rinunci a tutto il resto.
Dopo due anni di alti e bassi la mia gamba era guarita. Tornai a Rieti e mi accordai con i dirigenti della società locale per fare l'allenatore-giocatore».
Pochi anni di tirocinio, poi, a Vicenza, la grande occasione. Come tecnico in seconda prese lezioni da Lerici, uno specialista della provincia e quando nel gennaio 1962 lo stesso Lerici volò via a cavalcioni di un siluro.
Scopigno si giocò alla grande la carta della salvezza. Assicurò ai biancorossi quattro stagioni di vita tranquilla, con la sua apparente pigrizia e la vista lunga dalla panchina («Molte partite del Vicenza le ha vinte lui con intuizioni geniali» ricordava Sergio Campana, giocatore alle sue dipendenze).
A Bologna ebbe meno fortuna, per il maledetto vizio di ignorare le convenienze sociali e la diplomazia e soprattutto certe amicizie politiche della dirigenza. Una notte, un fattorino del presidente Goldoni gli recapitò un biglietto di licenziamento.
Lui lesse e, senza muovere un sopracciglio, sussurrò il suo commento: «Ci sono due errori di sintassi e un congiuntivo sbagliato».
Qualche anno dopo, al cronista che gli chiedeva se sarebbe tornato a Bologna, rispondeva: «Sì, con un aereo da bombardamento». Di lì a poco, lo chia-mava il Cagliari, per il prologo della grande avventura.
Già, il prologo, perché il romanzo ebbe una trama singolare.
Dunque, anno di grazia 1966, Scopigno arriva a Cagliari, dove ci sono il giovane Riva e una Serie A conquistata da appena due anni da difendere con le unghie e coi denti. Macché semplice salvezza, il nuovo arrivato studia l'ambiente, studia Riva, ne asseconda la riottosità agli allenamenti mattutini (il grande Gigi dormiva come un ghiro prima dell'ora di pranzo) e costruisce una super squadra.
Sposta Riva centravanti puro, accentrandone i compiti, e porta la squadra a insidiare le grandi. Purtroppo, il grande Gigi immola una prima gamba alla patria, contro il Portogallo, e il Cagliari chiude al sesto posto. Ci sono malumori in seno alla società, qualche dirigente mandato cordialmente a quel paese se l'è legata al dito e aspetta solo il momento.
Che arriva in giugno, il Cagliari negli Stati Uniti in tournée, qualche screzio per i premi partita e un ricevimento dal console italiano a Chicago. Scopigno beve un whisky di troppo e quando chiede del bagno, gli indicano scherzosamente un cespuglio in giardino: detto e fatto, il tecnico viene immortalato mentre fa pipì en plen air.
La cosa fa un discreto rumore e quando torna in patria, Manlio Scopigno riceve il Seminatore d'oro come miglior allenatore di A e dal Cagliari la lettera di licenziamento.
Non resta proprio disoccupato, però. Il presidente dell'Inter, Angelo Moratti lo prega di restare a disposizione per via di certe bizze di Herrera e gli passa un regolare stipendio per tutta la stagione.
Infine, da Cagliari, dopo averne avvertito forte la mancanza soprattutto quanto a punti in classifica, lo richiamano. Torna tra i suoi ragazzi in rossoblu e riannoda immediatamente il filo del successo. Conquista un clamoroso secondo posto e poi lo scudetto nel 1970, con la squadra di Albertosi e Nené, Crearti e Riva. E Niccolai, lo stopper celebre per le autoreti, su cui poche settimane dopo, nel corso dei Mondiali in Messico, se ne uscirà con una delle sue battute classiche: «Tutto mi sarei aspettato dalla vita, tranne vedere Niccolai in mondovisione!».
L'impresa è di quelle epiche. Mette in fila gli squadroni grazie a una squadra mobile, compatta, sempre fresca nonostante il clima. E vince lo scudetto da... dietro una recinzione. Proprio così.
Il 24 dicembre 1969 il giudice sportivo lo squalifica per cinque mesi per aver rivolto alcuni apprezzamenti particolarmente icastici a un guardalinee nella partita col Palermo di nove giorni prima. Un bel regalo di Natale. Scopigno parla di un banale malinteso, ma il Cagliari non ha santi in paradiso e la squalifica viene scontata per intero. Persino la festa dello scudetto, il 12 aprile 2 -2 con la Juventus ("La Juve è a un punto? Beh se il regolamento non cambia lo scudetto lo vinciamo noi."), se la gusta in mezzo al pubblico e non dalla panchina. E anche in quell'occasione due battute celebri. In occasione dell'autorete di Niccolai pare dica: "Bel Gol". E alla fine, quando Cera gli chiedono quanto manca, lui fumando fa: "A cosa?". La sera stessa alla Domenica Sportiva alla domanda "chi è veramente Scopigno", risponde pacato "uno che in queto momento ha sonno".
Purtroppo, un nuovo infortunio di Riva gli toglierà un secondo scudetto e la possibilità di giocarsi fino in fondo la chance in Coppa dei Campioni. Quando se ne va da Cagliari, il meglio della carriera se ne è andato e lui non è tipo da inseguire gli ingaggi.
Lo chiama la Roma per la stagione 1973/74, ma l'avventura si conclude ben presto: quattro sconfitte, interrotte solo dalla vittoria contro il Verona, e appena quattro punti nelle prime sei giornate.
Anzalone lo esonera, lui come al solito nonfa una piega.
La breve avventura romanista è da ricordare fu il primo a fare fiducia al diciottenne Agostino di Bartolomei che fece esordire contro il Bologna
Infine torna a Vicenza: non evita la retrocessione e nella seconda stagione una strana malattia lo costringe a letto per alcuni mesi. Quando ritorna, è bruciato. Nessuno lo chiama più.
Scriverà commenti intrisi di veleno e malinconia, fino al settembre del '93, quando il secondo infarto nel giro di poche settimane se lo porterà via, nell'ospedale di Rieti, la cittadina di famiglia.
Qualche esempio dello humor del tecnico del Cagliari Scopigno. A tarda sera il tecnico sorprese alcuni giocatori del Cagliari che alla vigilia di una partita di Coppa Italia giocavano a carte e fumavano. Scopigno entrò nella stanza e disse: "Do’ fastidio se fumo?". Dopo mezzora tutti a letto e l’indomani vittoria per 3-0. Al presidente Rocca che gli comunicava l’esonero a telefono: "Faccia presto, ho la minestra in tavola, non vorrei che si raffreddasse". A Martiradonna: "Con un cognome così non giocherai mai in Nazionale, se ti chiamassi Martin, saresti titolare fisso". "Vincere uno scudetto a Cagliari equivale vincerne 5 a Milano o Torino. Me lo ha detto Domenghini che a Milano c’è stato e ce lo ripeteva sempre per far capire che lui era uno importante". A Boninsegna che si era presentato in smoking all’allenamento del martedì mattina a Cagliari, reduce dal canervale di Venezia: "Almeno i coriandoli dalla testa potevi toglierli".
"Nel calcio il più pulito di tutti è il pallone. Quando non piove."
Wednesday, January 28, 2009
Bernie Lomax Consiglia - DICIOTTESIMA PUNTATA
Note liete: la difesa non è in emergenza. E nemmeno il centrocampo.
Note negative: unica punta Ibra.
Poteva andare peggio, Commissaire.
4 - 5 - 1 e avanti così. Siamo a Sparta, a casa del maiale Vernazza. Pieni di gol i due scontri dell'andata.
Facciamo che questo, tanti o pochi gol, porti nel Maine i tre punti.
Corsaro Rapid, corsaro.
1 CARRIZO
---------------------------
3 ARONICA
5 STOVINI
6 BELLINI
13 SENDEROS
---------------------------
7 PIZARRO
8 LEDESMA P.
10 JOVETIC
15 VALDES
22 KAKA' (C)
---------------------------
11 IBRAHIMOVIC
a disposizione:
25 MUSLERA
---------------------------
12 LANNA
17 SANTOS
---------------------------
14 ROSSI M.
---------------------------
9 CRESPO
19 SANCHEZ
16 RUSSOTTO
Forza Rapid, Bernie è con te!
Note negative: unica punta Ibra.
Poteva andare peggio, Commissaire.
4 - 5 - 1 e avanti così. Siamo a Sparta, a casa del maiale Vernazza. Pieni di gol i due scontri dell'andata.
Facciamo che questo, tanti o pochi gol, porti nel Maine i tre punti.
Corsaro Rapid, corsaro.
1 CARRIZO
---------------------------
3 ARONICA
5 STOVINI
6 BELLINI
13 SENDEROS
---------------------------
7 PIZARRO
8 LEDESMA P.
10 JOVETIC
15 VALDES
22 KAKA' (C)
---------------------------
11 IBRAHIMOVIC
a disposizione:
25 MUSLERA
---------------------------
12 LANNA
17 SANTOS
---------------------------
14 ROSSI M.
---------------------------
9 CRESPO
19 SANCHEZ
16 RUSSOTTO
Forza Rapid, Bernie è con te!
Tuesday, January 27, 2009
L'Analisi di Joe Bastardi - QUINTA GIORNATA SCUDETTO
Punti negativi:
- nel 2009 non abbiamo ancora vinto
- nel girone scudetto abbiamo fatto 4 punti in 5 partite, ovvero una vittoria, un pareggio e tre sconfitte
- abbiamo una sfiga notevole
- i nostri giocatori sembra si diano il turno per farsi squalificare così da trasformare in emergenza alternativamente l'attacco e la difesa
- Bonera è morto
- Carrizo non è costante
- Antunes non esiste. Come non esisteva Malagò.
- Crespo forse va in Spagna
- Ibra non ha ancora reso quanto ci si aspettava
- Jovetic dovrebbe iniziare a segnare, magari
- siamo a nove punti dalla prima
Punti positivi:
- Kakà è sempre più fenomeno
- Ibra torna
- a centrocampo giocano tutti
- Jovetic sta crescendo
- Senderos è tornato a giocare
- Izco se non squalificato gioca
- siamo solo a nove punti dalla testa quando mancano sedici giornate
- la Lazio si ripiglierà, no?
- Pizarro è fortissimo
- Amoroso anche
- abbiamo abbastanza soldi per prendere un difensore e una punta balorda tra due settimane
Quindi
FORZA RAPID!
- nel 2009 non abbiamo ancora vinto
- nel girone scudetto abbiamo fatto 4 punti in 5 partite, ovvero una vittoria, un pareggio e tre sconfitte
- abbiamo una sfiga notevole
- i nostri giocatori sembra si diano il turno per farsi squalificare così da trasformare in emergenza alternativamente l'attacco e la difesa
- Bonera è morto
- Carrizo non è costante
- Antunes non esiste. Come non esisteva Malagò.
- Crespo forse va in Spagna
- Ibra non ha ancora reso quanto ci si aspettava
- Jovetic dovrebbe iniziare a segnare, magari
- siamo a nove punti dalla prima
Punti positivi:
- Kakà è sempre più fenomeno
- Ibra torna
- a centrocampo giocano tutti
- Jovetic sta crescendo
- Senderos è tornato a giocare
- Izco se non squalificato gioca
- siamo solo a nove punti dalla testa quando mancano sedici giornate
- la Lazio si ripiglierà, no?
- Pizarro è fortissimo
- Amoroso anche
- abbiamo abbastanza soldi per prendere un difensore e una punta balorda tra due settimane
Quindi
FORZA RAPID!
Sunday, January 25, 2009
Dobbiamo credere in te
Saturday, January 24, 2009
Bernie Lomax Consiglia - DICIASSETTESIMA PUNTATA
Ancora difficoltà.
Si va a Ponente. Anche se per noi Ponente quello non è.
Siamo la sua bestia nera, Commissaire.
Finita l'emergenza difesa, pare, vi è l'emergenza attacco.
Sempre così il Rapid.
1 CARRIZO
---------------------------
5 STOVINI
6 BELLINI
13 SENDEROS
---------------------------
7 PIZARRO
10 JOVETIC
15 VALDES
21 AMOROSO
22 KAKA' (C)
---------------------------
9 CRESPO
19 SANCHEZ
a disposizione:
24 CAMPAGNOLO
---------------------------
12 LANNA
3 AORNICA
---------------------------
8 LEDESMA P.
14 ROSSI M.
4 CARMONA
---------------------------
16 RUSSOTTO
Forza Rapid, Bernie è con te!
Thursday, January 22, 2009
Auguri Commissaire
E portaci lo Scudetto.
Compi gli anni in questo freddo 22 gennaio...
come
Il Capitano Kidd, pirata scozzese
Lord Byron, poeta e viaggiatore inglese
Rasputin, mistico e avvelenatore russo
Il primo Computer Apple
Lo Stadio Luigi Ferraris
Il ministro Pisanu
Gigi Simoni, allenatore e ex calcatiore
Le Guardie Svizzere a Roma
Daniel Johnston, pittore e musicista notoriamente sano di mente
Cesareo, chitarrista di Elio
La vendita delle Malvinas (poi Falkland) all'Inghilterra
Frank Leboeuf, ex difensore idolo da Dio
Rogerio Ceni, il portiere più prolifico di sempre
Il Boeing 747
Jonathan Binotto, idolo anni '90
Hide Nakata
Jonathan Woodgate
Lo Sbarco di Anzio
Aspirapolvere Veròn
Sissoko
La Nuova Zelanda
Santi:
Sant'Anastasio, martire in Persia
Sant'Antioco Sabaita, monaco
San Domenico di Sora, abate
San Filippo di Mosca, Metropolita di Mosca
San Gaudenzio, vescovo
Sant'Olcese, vescovo
San Valerio, vescovo e martire
San Vincenzo di Saragozza, diacono e martire
San Vincenzo Pallotti, sacerdote
E' poi la ricorrenza della morte di:
Heath Ledger, grande attore scomparso troppo presto
Mariano Rumor
L'ex presidente Lyndon Johnson
La Regina Vittoria
Il Cardinale Gilberto Borromeo
Auguri a tutto ciò.
Compi gli anni in questo freddo 22 gennaio...
come
Il Capitano Kidd, pirata scozzese
Lord Byron, poeta e viaggiatore inglese
Rasputin, mistico e avvelenatore russo
Il primo Computer Apple
Lo Stadio Luigi Ferraris
Il ministro Pisanu
Gigi Simoni, allenatore e ex calcatiore
Le Guardie Svizzere a Roma
Daniel Johnston, pittore e musicista notoriamente sano di mente
Cesareo, chitarrista di Elio
La vendita delle Malvinas (poi Falkland) all'Inghilterra
Frank Leboeuf, ex difensore idolo da Dio
Rogerio Ceni, il portiere più prolifico di sempre
Il Boeing 747
Jonathan Binotto, idolo anni '90
Hide Nakata
Jonathan Woodgate
Lo Sbarco di Anzio
Aspirapolvere Veròn
Sissoko
La Nuova Zelanda
Santi:
Sant'Anastasio, martire in Persia
Sant'Antioco Sabaita, monaco
San Domenico di Sora, abate
San Filippo di Mosca, Metropolita di Mosca
San Gaudenzio, vescovo
Sant'Olcese, vescovo
San Valerio, vescovo e martire
San Vincenzo di Saragozza, diacono e martire
San Vincenzo Pallotti, sacerdote
E' poi la ricorrenza della morte di:
Heath Ledger, grande attore scomparso troppo presto
Mariano Rumor
L'ex presidente Lyndon Johnson
La Regina Vittoria
Il Cardinale Gilberto Borromeo
Auguri a tutto ciò.
Tuesday, January 20, 2009
Caro Ricardo...
Nessuna analisi della partita, nessun proclama. Solo questo messaggio. Da parte del Maine tutto, da parte dei tifosi del Rapid.
Sei il nostro Capitano, la nostra bandiera.
Ogni settembre stai certo che il Commissaire farà l'impossibile per portarti qui.
Hai dimostrato di essere un grande uomo. Al di là dei milioni e degli stipendi da re.
Sei il più grande di tutti. In campo e fuori. Lo stai dimostrando da quando sei arrivato nel Maine. Hai conquistato la fascia di Capitano: nessuno più di te la merita.
Sono stati giorni difficili. Culminati nel triste pareggio contro la Scuola Jedi, dovuto a errori di formazione e a un gruppo visibilmente preoccupato per i turbamenti che stavi vivendo.
Ora tutto è risolto.
Otto punti separano il Rapid dalla Capolista. Siamo certi, Ricardo, che ora ci porterai in alto. Come solo tu sai fare.
Ricardo, il Maine è con te. Nessuno ti può eguagliare, nessuno potrà mai farlo.
Ora, Capitano, abbiamo festeggiato tutta la notte e pensiamo a sabato. Vincere, vincere e vincere. Perché questa tua scelta, a giugno, abbia il proprio migliore coronamento.
Sei un grande.
Forza Rapid.
Saturday, January 17, 2009
Fatalità
Potrebbe essere l'ultima volta, Ricardo, che scalederai i cuori del Fitzpatrick. Non vorremmo mai vederti partire, vederti salire su quell'ultima nave della sera che lascia il Nuovo Mondo per la Terra d'Albione.
Vorremmo che tu fossi sempre lì, a combattere e a inventare, a far sognare i tifosi del Rapid.
Sappiamo che, a volte, non basta volere e non basta il grande affetto che hai sempre dimostrato verso questa maglia. Sappiamo che a certe offerte si fa fatica a dire di no.
Per questo, Ricardo, saremo sempre con te.
Faremo di tutto per farti restare. Con te si può vincere, con te si può scrivere una pagina indelebile della storia del Fantacalcio. Con te siamo grandi. Ci hai fatto diventare grandi e il Maine sarà sempre in debito con te.
Ti vogliamo qui. Sei arrivato come una fatalità. Forse te ne andrai allo stesso modo. Forse resterai allo stesso modo.
Noi pregheremo. Oggi, domani, dopodomani e ogni giorno fino alla chiusura del mercato.
Non andartene, Ricardo.
E, se proprio dovrai partire, regala questa sera la più grande prestazione della tua vita. Per fare sì che il tuo nome resti per sempre scritto con lettere di fuoco sui muri del Fitzpatrick.
Forza Ricardo!
Vorremmo che tu fossi sempre lì, a combattere e a inventare, a far sognare i tifosi del Rapid.
Sappiamo che, a volte, non basta volere e non basta il grande affetto che hai sempre dimostrato verso questa maglia. Sappiamo che a certe offerte si fa fatica a dire di no.
Per questo, Ricardo, saremo sempre con te.
Faremo di tutto per farti restare. Con te si può vincere, con te si può scrivere una pagina indelebile della storia del Fantacalcio. Con te siamo grandi. Ci hai fatto diventare grandi e il Maine sarà sempre in debito con te.
Ti vogliamo qui. Sei arrivato come una fatalità. Forse te ne andrai allo stesso modo. Forse resterai allo stesso modo.
Noi pregheremo. Oggi, domani, dopodomani e ogni giorno fino alla chiusura del mercato.
Non andartene, Ricardo.
E, se proprio dovrai partire, regala questa sera la più grande prestazione della tua vita. Per fare sì che il tuo nome resti per sempre scritto con lettere di fuoco sui muri del Fitzpatrick.
Forza Ricardo!
Bernie Lomax Consiglia - SEDICESIMA PUNTATA
Clima teso in questi
giorni a causa del Caso Kakà, vero, Commissaire?
Pensiamo a giocare. Arrivano i Jedi. Amici e rivali.
La gara di Elicotteri con Tia Allinovi come giudice è già cominciata.
Stiamo sul 3 - 4 - 3, Commissaire. Non possiamo rischiare troppo in difesa. Centrocampo finalmente folto con sette titolare su 8. E' la boccata d'ossigeno che ci serviva.
Senderos convocato. Altra grande notizia.
Forza: nulla è impossibile. Ricardo è in campo quindi pensiamo a battere la Scuola Jedi e a stare agganciati al treno dei migliori. Il Rapid è grande e deve rimanere tale.
24 CAMPAGNOLO
---------------------------
5 STOVINI
6 BELLINI
13 SENDEROS
---------------------------
7 PIZARRO
8 LEDESMA, P.
10 JOVETIC
22 KAKA' (C)
---------------------------
9 CRESPO
11 IBRAHIMOVIC
20 IZCO
a disposizione:
1 CARRIZO
---------------------------
3 ARONICA
17 SANTOS
---------------------------
21 AMOROSO
14 ROSSI M.
---------------------------
19 SANCHEZ
16 RUSSOTTO
Forza Rapid, Bernie è con te!
giorni a causa del Caso Kakà, vero, Commissaire?
Pensiamo a giocare. Arrivano i Jedi. Amici e rivali.
La gara di Elicotteri con Tia Allinovi come giudice è già cominciata.
Stiamo sul 3 - 4 - 3, Commissaire. Non possiamo rischiare troppo in difesa. Centrocampo finalmente folto con sette titolare su 8. E' la boccata d'ossigeno che ci serviva.
Senderos convocato. Altra grande notizia.
Forza: nulla è impossibile. Ricardo è in campo quindi pensiamo a battere la Scuola Jedi e a stare agganciati al treno dei migliori. Il Rapid è grande e deve rimanere tale.
24 CAMPAGNOLO
---------------------------
5 STOVINI
6 BELLINI
13 SENDEROS
---------------------------
7 PIZARRO
8 LEDESMA, P.
10 JOVETIC
22 KAKA' (C)
---------------------------
9 CRESPO
11 IBRAHIMOVIC
20 IZCO
a disposizione:
1 CARRIZO
---------------------------
3 ARONICA
17 SANTOS
---------------------------
21 AMOROSO
14 ROSSI M.
---------------------------
19 SANCHEZ
16 RUSSOTTO
Forza Rapid, Bernie è con te!
Monday, January 12, 2009
Baby You Did a Bad, Bad Thing...
Maledizione. Perso in Giamaica.
Un due a zero ingiusto per la prestazione.
Dove cazzo sono i difensori? Dove cazzo sono i medici che devono curarli?
Dottor Fuentes, ci aspettiamo risposte rapide da lei.
D'ora in poi Valdes, Valdanito e Pizarro titolari sempre. D'ora in poi telefonata al sabato alla sede della Gazzetta dello Sport. E anche all'AIA. Bello il rigore contro la Lazio.
Grazie a tutti.
Scantiamoci, per Dio. Giocatori, medici, arbitri e giornalisti. Cazzo.
Un due a zero ingiusto per la prestazione.
Dove cazzo sono i difensori? Dove cazzo sono i medici che devono curarli?
Dottor Fuentes, ci aspettiamo risposte rapide da lei.
D'ora in poi Valdes, Valdanito e Pizarro titolari sempre. D'ora in poi telefonata al sabato alla sede della Gazzetta dello Sport. E anche all'AIA. Bello il rigore contro la Lazio.
Grazie a tutti.
Scantiamoci, per Dio. Giocatori, medici, arbitri e giornalisti. Cazzo.
Subscribe to:
Posts (Atom)
SOME ANCIENT HISTORIES OF FRIENSDSHIP
FANTASY SOCCER CHAMPIONSHIP
- FANTASY SOCCER HOLY LEAGUE
- THE BROKEN SIDE OF POWER: SEVEN SEAS POPPY
- OUR CANADIAN FRIEND: JACKIO THE GAMBLING KING
- THE NEW JAPANESE MORNING: PAGLITO
- AN ANCIENT HYMN TO A FALSE GOD: SCAGOZZY
- JEWISH AND COWBELLS: THEOU KLERISTEIN & PESSO
- PAMPA CALLS PARMA: PINO
- CARRIBEAN NIGGER JOY: JUDGE OTO
- WEST ITALIAN WIND: PEDOR
- TROPEA AND THE SOUTHERN SEAS: JEDI MASTER ZERENONE
- HUMILITY AND HONOR: PRESIDENT DAVIDEO